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Il Dolomiti

Di Carmine Ragozzino

 

In teatro basta la parola? Anche no. Anzi no di sicuro

Andrea Saitta guida tre magnifici attori in un cartone animato in carne, ossa ed equilibrismo che gli fa conquistare il Premio Fantasio 2017 alla fine di una due giorni di mini spettacoli- studio sulla Locandiera di grande impatto, inventiva e curiosità. Goldoni? Ritmo, gesto e sincronia che convincono due giurie su tre. A Villazzano il concorso si conferma un'idea vincente per formula e percorso. Chi deve intendere....

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TRENTO. Una mitica pubblicità lassativa diceva “Basta la parola”. Diventando lessico comune. A teatro la parola è spesso il tutto. Eppure se ne può fare a meno. Si può limitarla, centellinarla.  Sorprendentemente, a volte è meglio. Sul palco può parlare il corpo. Sul palco il gesto – studiato, allenato -  non è mai indigesto.

 Sul palco si dialoga anche da muti. O quasi. Sul palco il ritmo può dettare i tempi di una musica senza strumenti che suona meglio di un’orchestra. Sul palco si può scherzare che più seriamente non si può. E si può scherzare anche con Goldoni, un pilastro nel passaggio dalla commedia dell’arte all’arte della commedia -  senza correre nemmeno per un attimo il rischio di prenderlo in giro.

 “La locandiera” secondo Andrea Saitta – lo scorcio, lo studio d’opera presentato venerdì a Villazzano - ci ha messo un nulla a far capire chi avrebbe vinto il Premio Fantasio 2017. Il curioso, virtuoso, premio alla regia teatrale che si misura in otto versioni su uno stesso testo. La giuria, anzi le giurie, hanno avuto gioco facile nel compiere - (due su tre almeno) - una scelta coerente con il fragore di un applauso pieno di godimento e di meraviglia alla fine di quindici minuti troppo corti per quanta simpatia hanno saputo liberare.

 “Esprit de pom de terre” si chiama il flash. Spirito di patata? Macché, ironia genialoide che ha preso le forme di un caos organizzato con precisione maniacale. Tre attori di indubbia bravura e di impressionante sincronia, lo hanno trasformato in una prosa ginnica. Prosa tutta d’un fiato. Prosa senza posa e senza riposo per la frequenza dei “colpi di scena”. Prosa a scomparsa. Prosa a caduta, (finta ma vera). Prosa di striscio. Prosa a strascico. Prosa a salto. Eppure prosa.

 Anche un cartone animato, (ma in carne, ossa ed equilibrio non solo fisico) può animare il teatro classico. O meglio, lo può rianimare tuffandolo in un presente teatrale esce da ogni schema senza sfuggire né alla storia né al copione.

 Mirandolina, i due aspiranti amanti, i personaggi di contorno. Confusi sì, ma riconoscibilissimi. Frenetici sì, ma alla fine intensi. E mutanti. Il passaggio dal maschile al femminile? Un guanto rosso e un divertente cambio di voce: la ricchezza della povertà e dell’essenzialità scenica. Nel teatro si può andare di trucco, (spesso pure di inganno) ma senza energia non si va da nessuna parte.

 Il “corto” di Andrea Saitta vede lungo. Il resta-regista ha lavorato – come tutti gli altri sette colleghi di gara – con tre attori “sorteggiati”. Non è dato sapere se Saitta gioca a lotterie o ai gratta e vinci. Ma certo è un regista amante dell’azzardo teatrale. E se è vero che la fortuna aiuta gli audaci è normale che con Roberta Lionetti, Norman Quaglierini e Giuseppe Palagiano nel sorteggio del Fantasio lui abbia pescato un triplo jolly.

 I tre attori sono un unico, dirompente, movimento. Vanno di concerto semplificando la complicanza di un teatro che non sta mai fermo. Il loro concerto – sì perché questo sembra la loro Locandiera - non prevede assoli e acuti. È sintonia di silenzi, sguardi, risate, smorfie. Quanto mimo, quanto clown. Quanta contemporaneità. Quanta capacità di togliere a Fantasio una vocale per cambiarla: da Fantasio a Fantasia.

 Per questo Saitta e i suoi tre compagni di sfida hanno vinto. Osando, con pieno merito. Ma il merito del vincitore di Fantasio non è demerito per gli registi in gara. Né per gli altri – tanti – attori in gara. Nelle diverse versioni del collante goldoniano s’è visto e apprezzato di tutto. Diversi approcci. Diversi sentimenti. Diversi messaggi. Ma più di tutto si confermato – nei due giorni di “corti” da finale – come la passione per il teatro – (vecchio e nuovo, antico o futuribile), permetta piccoli-grandi miracoli. Il Fantasio svela il testo su cui inventare quindici giorni prima di andare in scena.

 Il Fantasio assegna ai registi attori a caso. Il Fantasio offre alle “mini compagnie” casuali cento euro – dicasi cento – euro per dotarsi di scenografia e oggetti all’uopo. Ne deriva che sul poco – sul niente – occorre per forza investire in creatività confidando che possa avere una resa da colpaccio in borsa.

Ne deriva il coraggio di un’equazione: meno mezzi, più idee. Una sedia, le Barbie dei cinesi che costano nulla, teli neri che ad arte disegnano paesaggi dell’anima. Eccetera. Chi più meno spende meno ha? In teatro la massima non vale. In teatro vale l’onestà.

 E l’onestà con la quale gli otto registi hanno affrontato Goldoni ha mille forme. Ma resta sempre onestà. Come l’onestà sofferente di Azadeh Ahmadian, la giovane regista fuggita dall’Iran che vuole nascondere il mondo femminile sotto un velo. Per lei Mirandolina è libertà. Bisogno di libertà. Grido di libertà.

 O come l’onestà inaspettata di Federica Amatuccio, che trasporta Goldoni “in via dei matti numero zero”. Una Locandiera psichiatrica? Non è solo roba intrigante. E’un’intuizione. Onestà è porsi un dilemma e lasciare al pubblico la soluzione. Come fa Alessandro Anil Biswas: Goldoni è attuale per i temi o per la struttura dei suoi testi?

 Onestà è pure saltare nell’imprevedibile. Come la Locandiera & Dj set di Giancarlo Nicoletti che fa naufragare la borghesia goldoniana nei disastri del capitalismo dell’oggi. Onestà è la scelta di Felice Panico di trasformare Mirandolina in un’icona rock che canta Patty Smith e Janis Joplin per cantare il proprio riscatto in un mondo statico e mentecatto.

 Onestà lungimirante, (premiata dalla giuria del pubblico) è quella di Saverio Tavano che mette l’amore al centro delle prove della sua Locandiera. Si amano le due attrici. Il resto non conta. Onestà provocatoria è infine quella di Edward Wilson: “Il rossetto sulle banane”, e potrebbe finire lì.

Invece non finisce. Il Fantasio continua a stupire per freschezza e originalità. Fresca la formula, originale il percorso, esemplare l’organizzazione di Estroteatro che “a forza” di volontariato ha fatto crescere anno dopo anno il concorso. Crescita di prestigio nazionale e internazionale. Ma anche crescita - che vale doppio o triplo - come fucina di rapporti e collaborazioni che vanno ben oltre la gara. Sucede nei 15 giorni di residenza creativa. Succede nelle prove. In teatro. Fuori dal teatro. Il Fantasio va bene così com'è. Se avesse più attenzioni da parte di chi gestisce la cultura, (i soldi della cultura) in Provincia, andrebbe ancora meglio. (Lo dice chi scrive, non chi lo organizza che tra i meriti ha anche quello di non piangersi addosso)

 Se poi – come di solito succede col Fantasio – lo “studio” vincitore di quest’anno dovesse diventare uno spettacolo “intero” sarà utile prenotarsi un posto anche al buio. Sarà una bomba e non è detto che Goldoni non faccia sentire il suo applauso dall’aldilà.

 

Ennapress in Teatro

Teatro: al Fantasio Festival di Trento vince l’armerino Andrea Saitta

FANTASIO 2017 – VINCE IL SICILIANO ANDREA SAITTA.

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Giovedì 23 e venerdì 24 novembre al Teatro di Villazzano (Trento) si sono svolte le finali del Festival Internazionale di Regia Teatrale Fantasio

Mirandolina, la bella locandiera di Goldoni ha riaperto il sipario su Fantasio, 18esima edizione, nel nuovo teatro di Villazzano. Il regolamento è semplice: otto registi, uno stesso testo, La Locandiera appunto, scoperto solo pochi giorni prima della residenza, gruppi di lavoro formati a sorteggio, 15 minuti di tempo per mettere in scena una propria internpretazione del primo atto. Due serate del ritmo agile, condotte con misure e puntualità dal direttore artistico del festival Mirko Corradini, che hanno messo alla prova le tre giurie chiamate a proclamare il proprio vincitore: la giuria tecnica composta da Marco Bernardi, Carolina Della Calle Casanova, Stefano Marafante, Valentina Carbonara e Roberto Rinaldi, la giuria giovani e quella del pubblico. Gli otto registi avevano appunto 15 minuti per mettere in scena una propria lettura del medesimo testo tratto dall’opera goldoniana, affiancati da attori che si sono prestati per il relativo allestimento. Giovedì si sono esibiti Giancarlo Nicoletti, Felice Panico, Saverio Tavano e Edward Wilson. Venerdì Azadeh Ahmadian, Federica Amatuccio, Andrea Saitta e Alessandro Anil Biswas. Un confronto interessante con belle intuizioni, scavato anche nel sottotesto e originale per le variegate scelte artistiche. Ha vinto Andrea Saitta con il suo lavoro la Locandiera –Esprit de pomme de terre (ad interpretarlo Roberta Lionetti, Norman Quaglierini e Giuseppe Palasciano); al vincitore vanno 1.500€ e la possibilità di vedere realizzato in forma completa il proprio allestimento. Questa la motivazione della giuria tecnica: “efficace restituzione del ruolo di mirandolina, creando un’innovativa contaminazione di codici espressivi diversi e originale. Si rileva un accurato lavoro di direzione con gli attori che hanno mantenuto sempre un ritmo sostenuto e costante per tutta la durata della performance. Una creazione intelligente nel rappresentare il testo goldoniano con una cifra personale che ha saputo evocare l’atmosfera della commedia lavorando in sottrazione di elementi scenografici e con l’utilizzo minimo delle parole”. Di parere concorde anche la giuria dei giovani che motivano così la loro scelta: “per un’idea registica originale, ricca di elementi di grande creatività, coerente col testo. Per l’utilizzo attento e convincente nella valorizzazione degli attori, ha reso con una essenzialità capace di riempire la scena, lo spirito della Locandiera”. Il pubblico ha invece votato per Saverio Tavano (attrici in scena Emilia Bonomi e Valeria La Bua) con una media di 8,72. Due serate di buon teatro seguite da un pubblico caldo di applausi a conferma che questo Fantasio merita di continuare a credere al suo obiettivo primario: puntare alla qualità, creando occasioni per tanti giovani preparati e motivati.

Andrea Saitta Andrea Saitta nasce a Piazza Armerina il 19 febbraio 1983 e vive ad Enna fino all’età di 19. È un regista, attore, insegnante di teatro e cantante. Fin da piccolo si appassiona al canto e all’arte in generale, studia pianoforte e canto per 5 anni per poi passare allo studio della batteria. All’età di 14 anni si avvicina alla fotografia e inizia a scattare con una vecchia 6×6 donatagli da suo padre, nel frattempo inizia a coltivare la passione per il teatro (che diventerà il suo lavoro). Dopo il trasferimento a Palermo dove frequenta e si laurea in scienze e tecnologie dello spettacolo, inizia a formarsi e a lavorare nella compagnia del Teatro Stabile d’Innovazione Siciliana “Teatro Libero”. Dirige prima la compagnia “Tanto di Cappello” con la quale realizza lo spettacolo “Emi-grati o Emi-in-grati o Fate voi…” vincendo il Festival International des Arts de la Scène de l’Artois (Francia), successivamente dirige la compagnia “Sgumbbicio Clown Theater” con cui realizza vari spettacoli tra cui “Anormale Histoire” con cui vince il premio del pubblico nel Festival Internazionale di Teatro di St. Andreè (Francia). La sua formazione teatrale vanta la collaborazione con maestri internazionali del teatro, del mimo e della clownerie tra cui: Jango Edwards, Johnny Melville, Emmanuel Gallot Lavallè, Rita Pelusio, Sandro Berti, Andrea Kaemmerle ecc… Da sempre appasionato di fotografia e video fonda con gli amici Gaetano Basile e Pietro Vaglica nel 2013 L’Associazione Allunaggio, con cui produce i suoi spettacoli e vari cortometraggi che partecipano ad alcuni festival intenazionali del cinema (Salento Film Festival) e vari videoclip per artisti nazionali.

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CORRIERE DELL’ALTO ADIGE

Di Chiara Marsilli – 26/11/2017

Fantasio, vince Saitta. Il pubblico sceglie Tavano.

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Si chiama Andrea Saitta, è un siciliano 34enne e nella sua formazione artistica mescola il mimo, la clownerie, la danza e il teatro. Saverio Tavano invece è calabrese, si è formato con Anatolij Vasil’ev r crede nel teatro fatto dagli attori per il pubblico. Sono i vincitori dell’edizione 2017 di Fantasio, il festival di regia teatrale inventato ormai 18 anni fa da Gianni Corradini. Giudato dal figlio Mirko e felicemente tornato al palcoscenico del Teatro di Villazzano dopo qualche anno di lontananza, Fantasio riunisce otto registi provenienti da tutto il mondo attorno alla sfida di produrre 15 minuti di spettacolo in 12 giorni di prove. Giovedì e venerdì, davanti a una platea gremita di spettatori, ognuno di loro ha elaborato con il proprio linguaggio scenico della medesima scena de La Locandiera di Goldoni.

La giuria tecnica – composta da Marco Bernardi, regista ed ex direttore dello Stabile di Bolzano; Roberto Rinaldi, critico teatrale responsabile della testata Rumorscena; Carolina De La Calle Casanova, regista e drammaturga; Stefano Marafante, organizzatore teatrale e direttore artistico di La Bilancia produzioni di Roma; Valentina Carbonara, regista vincitrice di Fantasio 2016 – e la giuria giovani rappresentata dagli allievi della scuola EstroTeatro hanno entrambe premiato l’elaborazione La Locandiera- Esprit de pomme de terre di Andrea Saitta, che vince anche il premio di 1.330 euro. «Io e gli attori abbiamo iniziato studiando il testo – spiega il regista- effettuando una sottrazione della parola per arrivare a dei gesti quotidiani che sono poi stati elaborati attraverso il linguaggio del mimo e della danza. Parallelamente a Goldoni siamo partiti dalle figure teatrali archetipiche, Colombina, Pantalone e il Capitano, per arrivare alla definizione di personaggi con una propria personalità. È uno spettacolo molto comico ma che mantiene n forte legame con la poesia. Questi diversi livelli fanno sì che si possa leggere in molti modi diversi». Il premio del pubblico, con un punteggio di 8.72/1’ è andato invece a Saverio Tavano, che racconta: «Per sviluppare uno spettacolo partendo dalla Locandiera con due attrici siamo andati alla ricerca della figura di Mirandolina: una donna cinica, che utilizza il fascino e l’erotismo per conquistare il potere. Da qui è stato elaborato un lavoro che affronta il tema delle relazioni affettive, della gelosia e del conflitto. Credo che sia un’interpretazione difficile che fa la leva sulla verità emotiva e per questo ho particolarmente apprezzato il premio del pubblico, perché significa che il mio messaggio è arrivato».

 

SANBARADIO

Esercizi di stile

Fantasio - Festival internazionale di Regia Teatrale

di Lorenzo Zaccaria

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Nei suoi “Esercizi di stile” lo scrittore Raymond Queneau espone più volte un piccolo racconto, sempre lo stesso, ma provando un centinaio di stili narrativi differenti. La storia è banale ma ogni volta si presentano delle variazioni stilistiche che danno vita a un enorme officina linguistica. Questo mi è subito venuto in mente vedendo rappresentato sempre lo stesso testo nel Festival di Regia Teatrale – Fantasio (e voi ne sapete già tutto da qui).Il testo rappresentato da tutti i registi in gara è il primo atto della Locandiera di Carlo Goldoni, testo centrale nella riforma goldoniana dalla Commedia dell’Arte al dramma borghese. L’azione è centrata sulla presentazione dei personaggi: il marchese di Forlipopoli, un aristocratico decaduto, e il conte d’Albafiorita, un ricco mercante, che cercano entrambi di contendersi l’amore della locandiera, Mirandolina, l’uno promettendole la protezione di un nome aristocratico e l’altro facendole ricchi doni. Nessuno dei due riesce a conquistare l’astuta locandiera che tuttavia, da buon mercante, lascia cuocere entrambi i pretendenti nell’illusione. L’equilibrio viene interrotto dall’arrivo del cavaliere di Ripafratta, un aristocratico misogino, che sembra non lasciarsi ammaliare dalla bellezza di Mirandolina tanto che la protagonista decide, ferita nell’orgoglio, di farlo innamorare. Questo primo atto è stato messo in scena otto volte, quattro giovedì 23 e quattro il giorno dopo. Come ha ben detto Mirko Corradini, direttore artistico dell’evento, durante la serata della finale, non è facile valutare la regia. Perché infatti questa, se lavora bene, rimane in disparte mentre la nostra attenzione si basa più sulla rappresentazione immediata: scenografia, musiche, testo e attori. Ma la regia teatrale sta al di sopra di queste perché queste organizza. Il segreto sta nel valutare l’idea e la sua applicazione, perché il regista è colui che pensa e adatta un testo; cioè come i concorrenti si sono confrontati con il testo prestabilito, come l’hanno letto in una chiave originale e come l’hanno applicato con un’equipe di attori estratta a sorte (a chi è capitato un solo attore e a chi più di quelli previsti da Goldoni). Per questo sono stati istituiti tre categorie di vincitori diversi e tre giurie, per valorizzare i diversi punti di vista: la prima giuria è quella del pubblico in sala, la seconda è quella di una selezione di giovani teatranti e la terza è quella degli esperti.

Il vincitore del voto popolare è stato Saverio Tavano, che si è concentrato su una rappresentazione metateatrale. La sinossi della sua locandiera, La prova, recita: “Due attrici alle prese con la messa in scena della Locandiera si ritroveranno ad usare il testo di Goldoni come pretesto per esternare il proprio conflitto amoroso.”

Le altre due giurie hanno deciso entrambe di premiare Andrea Saitta che ha messo in scena una manifestazione comica di teatro-danza, molto vicina a quella Commedia dell’Arte che Goldoni al contrario abbandona. La sua rappresentazione invece, La Locandiera – Esprit de pomme de terre, recita: “Lo studio si concentra soprattutto su due aspetti: il passaggio dalla commedia dell’arte al dramma borghese che Goldoni inizia con la Locandiera, quindi la profondità dei personaggi che non sono più legati all’improvvisazione e allo stereotipo delle maschere, ma iniziano ad avere una psicologia e un percorso emotivo, e la sfida di rappresentare il testo partendo dal corpo inserendo il mimo e il clown teatrale. La performance si sviluppa in una serie di scene, dal ritmo molto serrato e dalla linea comica che, con precisione matematica, rapisce lo spettatore portandolo all’interno di un mondo fatto di silenzi, sguardi e risate.”

 

 

 

PALERMO TODAY

Il regista Andrea Saitta trionfa al festival internazionale di "Regia Fantasio 2017"
Saitta, palermitano d'adozione da oltre 15 anni, è impegnato sul territorio come videomaker e regista teatrale per l'associazione "Allunaggio"

 

La diciottesima edizione del festival internazionale di regia teatrale Fantasio si è appena conclusa con la vittoria del regista siciliano Andrea Saitta. A lui – classe ’83, originario di Piazza Armerina ma da ormai quindici anni presente sulla scena cinematografica e teatrale palermitana tramite l'associazione culturale Allunaggio – è andato il premio come miglior regia sia da parte della giuria tecnica sia da parte della giuria giovani. Il festival – che si svolge ogni anno a Trento e prende il nome dal regista teatrale e fondatore del Carrozzone, Fantasio Piccoli – è l’unica realtà europea ad occuparsi esclusivamente di regie teatrali. Per valorizzare questo aspetto degli spettacoli, ogni edizione del Fantasio prevede la messa in scena di un unico testo, riadattato da ogni regista in modo diverso. A vincere è chi è in grado di riproporre sul palcoscenico, nel modo più innovativo e originale, l’opera che di anno in anno viene scelta dalla giuria. Per questa diciottesima edizione, a essere rimaneggiata dagli otto finalisti è stata La locandiera, la commedia di Carlo Goldoni.

"Sono orgoglioso della vittoria – spiega Andrea Saitta – e non è stato facile arrivare a questo traguardo. Quando il festival è cominciato eravamo in 150, alla finale siamo arrivati in otto, con otto versioni diverse del testo di Goldoni". Quella di Saitta si chiama Esprit de pome de terre, ed è una rilettura interamente basata sul muto e la forza del mimo: "La mia Mirandolina non parla dall’inizio alla fine dell’opera, è tutto giocato sul corpo, sul mimo e sulla danza. È stata una performance molto comica, con dei gesti e degli sguardi al pubblico giocati in maniera matematica. Per questo voglio ringraziare gli attori Giuseppe Palsciano, Roberta Lionetti e Norman Quaglierini, che hanno lavorato con professionalità e impegno mettendosi a disposizione della mia poetica". Fondatore e presidente dell’associazione culturale teatrale/cinematografica Allunaggio, Andrea Saitta ha voluto rileggere l’opera di Goldoni con uno dei linguaggi maggiormente presenti nel corso della sua formazione artistica: "Sono sempre stato incuriosito dal mimo, dal clown teatrale e dalla poesia che si nasconde dietro queste figure. Sono aspetti dello spettacolo che ho cominciato ad approfondire sin dai miei esordi, ed è su questi che ho voluto puntare".

 

 

LA GAZZETTA ENNESE

Il regista ennese Andrea Saitta trionfa al Festival Internazionale di Regia Fantasio 2017

La diciottesima edizione del festival internazionale di regia teatrale Fantasio si è appena conclusa con la vittoria del regista ennese Andrea Saitta. A lui – classe ’83, originario di Piazza Armerina, palermitano d’adozione da ormai quindici anni – è andato il premio come miglior rgista sia da parte della giuria tecnica sia da parte della giuria giovani.

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Il festival – che si svolge ogni anno a Trento e prende il nome dal regista teatrale e fondatore del Carrozzone, Fantasio Piccoli – è l’unica realtà europea ad occuparsi esclusivamente di regie teatrali. Per valorizzare questo aspetto degli spettacoli, ogni edizione del Fantasio prevede la messa in scena di un unico testo, riadattato da ogni regista in modo diverso. A vincere è chi è in grado di riproporre sul palcoscenico, nel modo più innovativo e originale, l’opera che di anno in anno viene scelta dalla giuria.  Per questa diciottesima edizione, a essere rimaneggiata dagli otto finalisti è stata La locandiera, la commedia di Carlo Goldoni. «Sono orgoglioso della vittoria – spiega Andrea Saitta – e non è stato facile arrivare a questo traguardo. Quando il festival è cominciato eravamo in 150, provenienti da tutta Italia, ma anche dall’Iran e dagli Stati Uniti. Alla finale siamo arrivati in otto, con otto versioni diverse del testo di Goldoni». Quella di Saitta si chiama Esprit de pomme de terre, ed è una rilettura interamente basata sul muto e la forza del mimo: «la mia Mirandolina non parla dall’inizio alla fine dell’opera, è tutto giocato sul corpo, sul mimo e sulla danza. È stata una performance molto comica, con dei gesti e degli sguardi al pubblico giocati in maniera matematica per questo voglio ringraziare gli attori Giuseppe Palasciano, Roberta Lionetti e Norman Quaglierini, che hanno lavorato con professionalità e impegno mettendosi a disposizione della mia poetica».

 

GIORNALE DI SICILIA

Di Antonella Filippa

Una Mirandolina muta come un pesce: e Andrea Saitta vince la sfida del Fantasio.

In scena la Locandiera, ispirata alla rivoluzione goldoniana.

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Otto registi provenienti da tutto il mondo, una sfida: quella di produrre quindici minuti di spettacolo in dodici giorni di prove. E cento euro per dotarsi di un minimo di scenografia: quando si dice la ricchezza della povertà. Sono questi i numeri del Festival Internazionale di Regia Teatrale Fantasio, che si è concluso a Trento con il successo di Andrea Saitta. Regista, attore e cantante siciliano, Andrea Saitta è piazzese di nascita ma da quindici anni vive stabilmente a Palermo. Un artista superattivo: fin da piccolo ha studiato pianoforte, canto e batteria, poi si è ammalato di teatro, ora fa il regista ma anche l’attore, insegna, fonda compagnie, produce spettacoli e album, vince premi in Italia e all’estero. Ascoltata la sua storia verrebbe voglia di prendere a calci nel sedere il primo ragazzo che si adagia, certo che in tempi di crisi di lavoro non ce n’è. «Ho trovato casualmente il bando di questo storico festival in Trentino su internet, sono stato selezionato tra i venticinque semifinalisti sui centocinquanta partecipanti, ho sostenuto un colloquio via Skype su un’idea di regia su un testo del Settecento e sono rientrato tra i finalisti». Potere di Mirandolina, perché gli otto registi selezionati, ai quali sono stati assegnati a sorteggio gli attori con cui lavorare, dovevano esprimere il proprio linguaggio scenico nella stessa scena de “La Locandiera” di Goldoni. Il suo flash Saitta lo ha chiamato “La Locandiera – Esprit de pomme de terre”, spirito di patata: «Ho lavorato per sottrazione della parola, focalizzandomi sulla rivoluzione goldoniana, cioè il passaggio dalla commedia dell’arte al dramma borghese. Il finale con i corpi dei miei attori ho costruito un grande Pulcinella che si sgretola. È uno spettacolo molto comico ma che mantiene un forte legame con la poesia. Con gli attori – Giuseppe Palasciano, Roberta Lionetti e Norman Quaglierini – abbiamo raggiunto un affiatamento tale che sembravamo una compagnia vera». 

Chissà quale sarà stato il valore aggiunto che ha permesso di sbaragliare la concorrenza: Avere unito vari linguaggi mantenendo intatta la storia de La Locandiera. Mirandolina non dice una parola ma si capisce perfettamente che tutti la vogliono e che lei è una tosta. Femminista, direi». Insomma, si può fare teatro in religioso silenzio solo con la forza del mimo: «Assolutamente. Io insegno teatro comico e dico sempre ai miei studenti che un clown può star fermo in scena per dieci minuti e muovere appena un sopracciglio: la gente ride. L’importante è creare stupore, come se fosse la prima volta». Nella sua formazione artistica Saitta, fondatore dell’associazione culturale teatrale/cinematografica “Allunaggio”, mescola il mimo, la clownerie, la danza e il teatro, vanta collaborazioni internazionali. E i capelli un po’ rasta tradiscono una passione, quella per il reggae: «Sì canto reggae, il mio terzo album uscirà a marzo. Insegno a Baghiera a “Casa Teatro”, organizzo una rassegna teatrale anche sulle Madonie con una compagnia che si chiama “Quinta Armata”». Fare il suo mestiere e rimanere in Sicilia, si può? «si può, anche se si arranca e, nonostante i premi internazionali ricevuti, è difficile entrare in certi circuiti se non hai santi in paradiso. E poi c’è l’altro handicap: a 34 anni sono ancora considerato giovane e, se può farmi piacere, in realtà non è così e tutti i teatri dovrebbero fare più attenzione ai nuovi registi». Non si ferma: «Come attore debutterò a gennaio ne “Il berretto a sonagli” con la regia di Rosa Maria Stena. Ma vorrei produrre il mio nuovo spettacolo “Come se fosse mare” e “la Locandiera. Per intero.»

 

 

La forza del corpo e del mimo: Andrea Saitta trionfa al festival di regia "Fantasio"

Il regista siciliano Andrea Saitta si è aggiudicato il premio per la miglior regia del festival "Fantasio" grazie alla sua rilettura de "La locandiera" di Carlo Goldoni

Di Nicoletta Fersini

 

Nuovo trionfo made in Sicily: Andrea Saitta si è aggiudicato la vittoria alla 18esima edizione del festival internazionale di regia teatrale "Fantasio".
Classe '83, il regista originario di Piazza Armerina, ma palermitano d'adozione, ha vinto il premio per la miglior regia assegnato sia dalla giuria tecnica che dalla giuria giovani per "Esprit de pome de terre", la sua versione de "La locandiera" di Carlo Goldoni. Il festival trentino, unica realtà europea dedicata esclusivamente alla regia teatrale, prevede a ogni edizione la messa in scena di un unico testo da parte dei registi partecipanti, che accolgono la "sfida" di rivisitare un'opera celebre in modo originale e innovativo. Il lavoro di Saitta, selezionato su ben 150 opere in gara provenienti da tutta l'Italia, dall'Iran e dagli Stati Uniti, è una rilettura della commedia di Goldoni interamente basata sul muto e sulla forza del mimo e della danza.
L'intricato gioco di corpi e movimenti, al quale hanno dato vita gli attori Giuseppe Palsciano, Roberta Lionetti e Norman Quaglierini, crea sul palcoscenico una performance comica e coinvolgente, a tratti clownesca. Un linguaggio determinante nella formazione artistica del fondatore e presidente dell’associazione culturale teatrale e cinematografica Allunaggio, che ha così voluto rendere omaggio a uno dei grandi del nostro teatro.

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https://www.facebook.com/ennatv.web/videos/vb.1068443476527591/1635862159785717/?type=2&theater

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L’ADIGE

Otto registi alle prese con Goldoni

È il concorso Fantasio che quest’anno ritorna nella “sua” Villazzano da maggiorenne

di ANTONIA DALPIAZ

 

TRENTO- Fantasio ritorna nella “sua” Villazzano da maggiorenne. Diciotto anni fa, a causa della chiusura del teatro, il Festival Internazionale di regia teatrale Fantasio, nato da un’idea di Gianni Corradini e Leonardo Franchini, venne trasferito al Teatro S.Marco, facendosi via via conoscere non solo sul territorio nazionale ma anche all’esterno, acquisendo una fisionomia internazionale, con un crescente numero di giovani registi internazionali a misurarsi per quindici minuti con un testo, rigorosamente uguale per tutti, aperto però alle intuizioni e alla creatività artistica di ciascuno. Organizzato da EstroTeatro, Gruppo Teatrale Gianni Corradini e TeatroE, il Festival, presentato ieri mattina in conferenza stampa, ha registrato l’adesione di ben 150 candidati, fra i quali ne sono stati selezionati otto che nelle giornate di giovedì 23 e venerdì 24 novembre presso il Teatro di Villazzano alle 20.30 presenteranno la loro lettura della scena o delle scene tratte dalla commedia La locandiera di Carlo Goldoni, il primo autore che ha dato il via al Festival con l’opera “I Rusteghi”. “Una scelta che vuole affettuosamente unire il passato al presente – ha indicato il direttore artistico Mirko Corradini – e che conferma la linea rivolta esclusivamente ad autori classici ma aperta all’innovazione e a letture contemporanee, affidate ad otto registi, ospitati in residenza per quindici giorni, a cui verranno affiancati, in base ad un sorteggio, 24 attori. Quest’anno ci saranno tre registi stranieri e cinque italiani: l’italo-indiano Alessandro Anil Biswas, l’iraniana Azadeh Ahmadian, l’americano Edward Wilson e gli italiani Andrea Saitta, Federica Amatuccio, Felice Panico, Giancarlo Nicoletti e Saverio Tavano. Saranno esaminati da una giuria tecnica, da quella dei giovani e dal pubblico. Il Centro S. Chiara si è messo a disposizione per valutare l’opera del vincitore per un suo eventuale inserimento, a prodotto finito, nella stagione teatrale”. “Un teatro, quello di Villazzano, che aperto da un mese sta dando ottime risposte di pubblico – ha sottolineato l’assessore Andrea Robol – grazie ad una buona sinergia di squadra e ad un’attenta programmazione, e che ora si apre con tutti i requisiti a questa nuova sfida”. “Un concorso nato in sordina diciotto anni fa, in un teatro che adesso è diventato luogo di comunità per il paese e attrazione per i giovani”, queste le parole di Maria Zini, presidente di TeatroE. La competizione sarà preceduta da quattro eventi: sabato 11 novembre lo spettacolo Trittico o Della Semplicità, regia di Valentina Carbonara (vincitrice di Fantasio 2016), mercoledì 15 novembre il lavoro My life 1 agosto-31 luglio diretto da Mirko Corradini ed il 18 novembre la messa in scena di Lo soffia il cielo per la regia di Stefano Cordella (vincitore di Fantasio 2015).

Lunedì 20 novembre il professor Michele Flaim, docente dell’Università degli Studi di Trento proporrà una Lezione Fantasio per inquadrare il testo a livello letterario e storico.

 

IL TRENTINO

di Katja Casagranda

Regia Teatrale, il “Fantasio” si confronta con Goldoni 

Presentata ieri la nuova edizione del Festival che torna a Villazzano Il 23 e 24 novembre gli 8 registi finalisti porteranno al pubblico i propri lavori.

 

TRENTO. Diventa maggiorenne il Festival internazionale di Regia Teatrale Fantasio che tra qualche giorno caratterizzerà Villazzano e il suo teatro in cui si vivranno le fasi di avvicinamento e poi di finale. È stato reso noto ieri il titolo e l’ autore su cui dovranno “lavorare” gli otto registi ammessi al concorso su circa centocinquanta che hanno fatto domanda. Un festival sempre più internazionale visto che degli otto registi cinque sono italiani, uno arriva dagli States, una invece dall’ Iran ed il terzo è italoindiano. Sarà “La Locandiera” di Goldoni, o meglio alcune scene tratte dal lavoro di Carlo Goldoni, ad essere sottoposta alla rilettura dei registi che il 23 e il 24 novembre restituiranno al pubblico il proprio lavoro. Il titolo è stato reso noto ieri a Trento in sede di presentazione alla stampa del Festival ed alla presenza dei registi, così da non avvantaggiare nessuno, e pure in rigorosa diretta streaming. Grande l’emozione per EstroTeatro e TeatroE quella di riportare a Villazzano il concorso, proprio lì dove nasceva circa una ventina di anni fa e che negli anni non solo è cresciuto ma ha visto la collaborazione dei registi e la produzione degli spettacoli vincitori. Il Festival, all’ interno della stagione del Teatro di Villazzano, si lega alla sezione residenze, ma non ragiona sula drammaturgia contemporanea, quanto appunto lavora sui classici. La formula rimane invariata in quanto appunto ieri ai registi finalisti è stata annunciata la sfida del confronto con Goldoni e “La Locandiera” scelto per omaggiare appunto il ricordo del Festival d’ esordio che ebbe Goldoni protagonista mentre «lo spettacolo-spiega Mirko Corradini direttore artistico del Festival-si lega a quel testo che gettò un confine fra la commedia dell’arte e il canovaccio ossia il testo scritto. Uno sguardo al passato ed uno al futuro quindi per un concorso che ha sempre visto l’uso di soluzioni registiche molto differenti ed originali».
Ai registi che hanno una quindicina di giorni per elaborare un lavoro, sarà poi affidato il cast che si divide fra ventiquattro attori e che verrà suddiviso da un organico formato da un attore unico, fino ad un cast di sei attori. Sarà la sorte a legare il numero di attori al regista. I registi dovranno attendere fino a venerdì per sapere come organizzarsi. La giuria invece sarà svelata solo la sera della finale il 23 novembre. Il 20 è prevista una lezione aperta per il pubblico sulla figura di Goldoni, mentre sono tre gli spettacoli di avvicinamento al Festival. Si inizia l’ 11 novembre con al messa in scena del “Trittico sulla semplicità del male”, spettacolo vincitore Fantasio prodotto da EstroTeatro, mentre il 18 novembre arriva a Villazzano “Lo soffia il cielo” prodotto da TrentoSpettacoli, vincitore anch’esso del Fantasio. Il 15 novembre invece a Villazzano sarà proposto “My Life”spettacolo di Mirko Corradini, che debuttò la scorsa primavera a Meano. In contemporanea il 9 novembre a Tirana debutta il lavoro di Collettivo Trentotto, formato da otto registi conosciutisi proprio al Fantasio, di cui l’ottavo è proprio Mirko Corradini. Un lavoro via skype e di collaborazione, quasi unico nel suo genere, che ha potuto realizzarsi grazie alla vittoria di un bando del Ministero della cultura dell’Albania.

 

IL DOLOMITI

Di Carmine Ragozzino

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Un testo per tutti e 15 minuti per metterlo in scena. Ecco Fantasio, il “contest” della regia teatrale

Il concorso-festival di Estroteatro torna quest’anno a Villazzano dove fu ideato con un’intuizione che edizione dopo edizione è cresciuta allargando i suoi confini. La formula è unica: uno stesso testo – stavolta Goldoni come all’inizio – per costruire spettacoli di 15 minuti all’insegna delle tecniche e delle sensibilità più diverse.


TRENTO. Anil Biswas, Ahmadian, Wilson. E Saitta, Amatuccio, Panico, Nicoletti, Tavano. Cognomi stranieri e cognomi italiani. Una geografia non solo anagrafica – geografia di storie, culture e sensibilità diverse – per un concorso che negli anni ha allargato i suoi confini. I suoi orizzonti. I suoi obiettivi e le sue “umili”ma convinte ambizioni.
Eccolo il “Fantasio”. Torna la gara tra registi teatrali che Gianni Corradini s’inventò nel lontanissimo 1997 sorseggiando una scommessa che poteva sembrare impossibile assieme a Leonardo Franchini. I registi – selezionati dopo accurata valutazione su decine di proposte che di anno in anno aumentano – sono chiamati  a misurarsi su uno stesso testo. E fin qui, sarebbe quasi facile. Il difficile – ma insieme l’entusiasmante per i promotori – è il fatto che il testo è ignoto fino a pochi giorni dal concorso.
E, ancora, il fatto che la rappresentazione mignon, (15 minuti, epperò intensi), si costruisce in loco. Il luogo del Fantasio che nato a Villazzano s’è trasferito altrove – ma sempre a Trento – finendo poi con l’animare di impegno e sorprese in prosa il palco del teatro San Marco in una no stop della scoperta scenica e recitativa. Ma ancora di più umana.
Sì perché Fantasio più che un premio al talento è un premio all’entusiasmo del “fare teatro”. E in questa sezione di sentimenti forti  non vince uno. Vincono tutti.
Sarà anche quest’anno un classico a far scoprire al pubblico in quanti modi si può declinare un copione, in quanti modi si può amare un autore. Magari stravolgendolo, ma sempre rispettandolo. Lo scorso anno fu Shjakespeare, l’autore che è da solo mille autori. Quest’anno sarà Goldoni.
Sarà un denominatore comune di costume messo in prosa guardando, probabilmente e inevitabilmente, al costume di oggi.
Sarà “La locandiera” il lavoro da interpretare con pochi mezzi, un limitato numero di attori  e la compensazione della creatività tecnica e ideale. Goldoni e la Locandiera stanno al Fantasio come la nostalgia e l’emozione stanno a chi lo organizza il concorso.
Estroteatro e il gruppo Gianni Corradini – filo sì quest’ultimo sodalizio ma mai drammatico – da pochi mesi sono tornati a casa. Sono i “gestori” – impegnati e galvanizzati ogbni giorno di più – del nuovo teatro di Villazzano.
E se Goldoni fu la prima sfida del Fantasio va da se che il rientro alla base – ma una base, un teatro, con i fiocchi logistici – non poteva che omaggiare quell’inizio. Gianni Corradini, dal cielo, benedirà di certo.
Tuttavia il Fantasio 2017 si porta dietro un voluminoso bagaglio di esperienza e di soddisfazione. E’ la soddisfazione – al tempo stesso un impegno – per il riscontro guadagnato in Italia e pure all’estero affinando edizione dopo edizione l’idea e la struttura del concorso. E’ la soddisfazione di “creare teatro” piuttosto che “importare teatro”.
Il Fantasio, infatti, è il teatro che nasce e prende forma giorno per giorno in un periodo breve ma frenetico di residenza. I registi lavoreranno a Villazzano. Lì indicheranno, inventeranno, si confronteranno tra loro. Modellando, ma di corsa, gli  attori e le attrici a disposizione. Attori e attrici che in questa dinamica fortemente collettiva non saranno di sicuro soltanto interpreti.
Un teatro – il Fantasio – aperto a chi avrà voglia di curiosare nel  “work in progress” del concorso. Mirko Corradini  – il direttore artistico di Fantasio – lo dice e lo ridice ogni volta che può: “Il Fantasio è certo un festival, una gara, ma è innanzitutto un teatro da vivere anche fuori dal  teatro. Il teatro degli incontri, non solo degli appassionati. Il teatro che si svela non nell’opera finita ma nel percorso che porta all’opera, allo spettacolo”.
Villazzano – la città – dunque, vivrà il Fantasio prima, durante e dopo gli allestimementi. In teatro, per strada, al bar. E se da cosa nasce sempre cosa dal Fantasio nascono – sono sempre nate – conoscenze e stima reciproca, collaborazioni e scambi: la linfa, l’unica linfa fruttifera, dell’arte.
E Fantasio che come sempre è un periodo affollato di iniziative. Di appuntamenti. E naturalmente anche di novità. Quella che tra le altre spicca quest’anno – oltre all’emozione del ritorno a casa – è ad esempio la collaborazione con l’Università di Lettere che a Goldoni dedicherà lezioni aperte ai registi, agli attori. E poi gli eventi che precederanno le serate di gara, di scelta del vincitore, delle premiazioni, i complimenti reciproci e tutto il resto. Come sempre saranno i progetti che hanno vinto il Fantasio nelle passate edizioni a trovare lo spazio meritato della scena.

Il 23/24 novembre, alle 20.30, il Fantasio si fa gara. E’ l’ora delle serate finali. Sarà l’ora in cui gli spettacoli – otto, così come i registi selezionati, faranno maratona per due giorni. Otto spettacoli da un quarto d’ora l’uno. Saranno spettacoli fatti e finiti. Ma vanno visti cone dei “trailer”, dei riassunti con tutti i crismi, di lavori che potranno essere poi riallestiti ampliandoli. Così come è spesso successo grazia alla “spinta” di Fantasio. La giuria tecnica farà le sue scelte. Il pubblico  sarò protagonista – con il suo voto e con i suoi applausi – tanto quanto la giuria. Fantasio è teatro.

Fantasio è partecipazione, coinvolgimento, curiosità e innovazione. Diciotto anni fa nacque così. Diciotto anno dopo la filosofia non è cambiata. E’ solo più solida. Ancora più convinta che il teatro è scena ma quel che succede fuori scena, dietro le quinte, è teatro “più vero”

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UFFICIO STAMPA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Comunicato 2957 Mercoledì, 08 Novembre 2017

Appuntamento il 23 e 24 novembre al Teatro di Villazzano

Al Festival “Fantasio” otto registi per “La locandiera”

 

Organizzato da EstroTeatro, Gruppo Teatrale “Gianni Corradini” e TeatroE, il Festival internazionale di regia teatrale FANTASIO si prepara alla nuova edizione – la diciottesima – ritornando a casa, al Teatro di Villazzano. Gli appuntamenti in calendario, che culmineranno nelle serate finali del concorso previste il 23 e 24 novembre, sono stati illustrati ieri a Trento nell’ambito della piattaforma di comunicazione Cultura Informa dalla presidente del Festival, Maria Zini, e dal direttore artistico Mirko Corradini. Sono intervenuti all’incontro con i giornalisti l’assessore alla cultura del Comune di Trento, Andrea Robol, e Daniele Filosi di TrentoSpettacoli.

Cognomi stranieri e cognomi italiani. Una geografia non solo anagrafica – geografia di storie, culture e sensibilità diverse – per un concorso che negli anni ha allargato i suoi orizzonti. A contendersi la vittoria, alle prese con alcune scene del classico goldoniano “La locandiera”, saranno otto registi: l’italo-indiano Alessandro Anil Biswas, l’iraniana Azadeh Ahmadian,lo statunitense  Edward Wilson e gli italiani Andrea Saitta, Federica Amatuccio, Felice Panico, Giancarlo Nicoletti e Saverio Tavano.
Torna dunque la gara tra registi teatrali che Gianni Corradini s’inventò nel 1997 assieme a Leonardo Franchini: una scommessa che poteva sembrare impossibile. I registi, selezionati dopo un’accurata valutazione di oltre 150 candidati, saranno chiamati a misurarsi su uno stesso testo il cui titolo è stato comunicato soltanto oggi, realizzando “in loco” una rappresentazione mignon della durata massima di 15 minuti.
Sarà dunque anche quest’anno un classico a far scoprire al pubblico in quanti modi si possa declinare un copione, magari stravolgendolo, ma sempre rispettandone l’autore. Lo scorso anno fu scelto Shakespeare, l’autore che è da solo mille autori. Quest’anno sarà la volta di Goldoni con ‘La locandiera’.
I registi lavoreranno a Villazzano e lì indicheranno, inventeranno, si confronteranno tra loro, modellando gli attori e le attrici a disposizione. «Fantasio –ha spiegato il direttore artistico Mirko Corradini– è certo un festival, una gara, ma è innanzitutto un teatro da vivere anche fuori dal teatro. Il teatro degli incontri, non solo degli appassionati. Il teatro che si svela non nell’opera finita ma nel percorso che porta all’opera, allo spettacolo».
Non mancheranno alcuni eventi che precederanno le serate di gara. Sabato 11 novembre sarà in scena “Trittico o Della Semplicità del Male” per la regia di Valentina Carbonara, progetto vincitore di Fantasio 2016, e mercoledì 15 novembre sarà TeatroE – EstroTeatro a presentare “My Life. 1 agosto – 31 luglio” nell’allestimento curato da Mirko Corradini. “Lo soffia il cielo”, progetto vincitore di Fantasio 2015 sarà infine riproposto al pubblico da TrentoSpettacoli sabato 18 novembre per la regia di Stefano Cordella. E’ in programma anche una “Lezione Fantasio” che sarà tenuta lunedì 20 novembre dal prof. Michele Flaim dell’Università degli Studi di Trento.
Il Festival Fantasio è organizzato con il sostegno della Provincia autonoma di Trento – Assessorato alle attività culturali, della Regione autonoma Trentino/Alto Adige e di Fondazione Caritro.

 

SANBARADIO

Fantasia alla regia

Fantasio – Festival internazionale di Regia Teatrale

di Fiamma Rodi

 

Mercoledì 15 novembre è stato messo in scena sul palco del teatro di Villazzano il secondo spettacolo di Fantasio, festival di regia teatrale che vede 8 registi lavorare su un solo testo rendendolo unico e particolare. Il testo di quest’edizione è “La locandiera” di Carlo Goldoni, testo classico del panorama teatrale italiano datato 1753, ora rielaborato ed adattato alle preferenze stilistiche dei registi in gara.

Lo spettacolo di cui parleremo oggi è “My life. 1 agosto-31 luglio”. Il pezzo, diretto da Mirko Corradini, con aiuto regia di Nicola Piffer e interpretato da Laurent Gjeci ed Emilia Bonomi ha dato diversi spunti su cui ragionare.

Protagonista del pezzo è Bob Jones, uomo sulla trentina con una vita “normale”: un lavoro, una relazione e dei rapporti sociali. La vita di Bob cambia però quando scopre di avere un tumore ai reni che non risponde positivamente alle cure e che sta lasciando poca possibilità di sopravvivenza.

Allo stesso tempo Bob si trova non solo ad avere paura per sè e per la sua vita ma deve affrontare un dolore ancora maggiore: la moglie è incinta al quarto mese del loro primo figlio. Ecco quindi che Bob si trova davanti a due scelte: chiudersi nella depressione post-malattia o cercare di reagire in qualche modo.

Amica fidata del percorso di Bob è una telecamera con cui egli riesce ad alienarsi dal dolore della malattia, parlando con il bebè in arrivo e cercando di creare un sostituto al Bob che non molto in là nel tempo cesserà di esistere e che forse non riuscirà nemmeno a vedere la figlia nascere.

Contro ogni aspettativa il protagonista supera i 4 mesi che gli erano stato dati come data di fine della sua vita, cosa che lo spinge a superare le sue paure come ad esempio andare sulle montagne russe o a riallacciare i rapporti con la famiglia, con cui aveva perso ogni tipo di relazione.

Bob muore il 31 luglio lasciando però tutti i suoi consigli nella memoria di quella telecamera che l’ha aiutato a sentirsi vivo durante il limbo datato dalla consapevolezza di una morte imminente.

Il pezzo e il modo in cui è stato interpretato hanno dato modo allo spettatore di entrare in un mondo piccolo ma molto moderno con la scenografia, composta da un letto e una scrivania, dalla recitazione dei due attori e da un maxi schermo che lo rende piacevolmente innovativo.

Lo scenario fa riflettere sul ruolo di uomo e malattia. Basti pensare quante volte a conoscenza di una malattia grave di una certa persona vicina si abbia sempre paura di cosa dire o fare e non si riesca a pensare ad altro che al dolore fisico ed emotivo che sta dietro al diretto interessato. Ci si dimentica troppo spesso che dietro alla malattia ci sono ancora persone che ridono, fanno sciocchezze e battute.

Altro spunto interessante viene rappresentato dalla figura della terza protagonista dello spettacolo: la telecamera che regala a Bob -e indirettamente anche alla figlia che nascerà- una cosa straordinaria e precedentemente impossibile: una presenza oltre la morte. La figlia di Bob, Blanca, potrà vedere in video il padre e ricevere i suoi consigli, aprendo così un varco spazio-tempo che senza l’esistenza della ripresa video sarebbe impraticabile.

Per concludere, il pezzo teatrale ha certamente colpito la vena più sentimentale dello spettatore, accompagnato da momenti difficili -anche se sorprendentemente rari- ma soprattutto da momenti pieni di speranza e di una certa comicità che lasciano un gusto agrodolce sulle labbra di chi guarda.

Ci sono momenti in cui la malattia viene dimenticata, come è giusto che sia, e momenti in cui questa rientra pesantemente nella vita di colui che ne è colpito. Lo spettacolo è un inno alla vita ma anche un avvertimento forte e chiaro: la vita è imprevedibile e crudele a volte, la differenza sta in chi risponde vivendo ad ogni costo, aggrappandosi ad essa anche schiacciando il tasto play di una telecamera.

 

RADIO NBC

TORNA A FINE MESE IL FESTIVAL DI REGIA TEATRALE FANTASIO DI TRENTO. IN GARA OTTO REGISTI SU 200 ISCRITTI

 

Guarda al futuro con un omaggio al passato la 18esima edizione del festival internazionale di regia teatrale, Fantasio, di Trento. L’edizione di quest’anno, che anticipa di un mese la programmazione solita, intanto torna a casa. Dopo tanti anni al Teatro San Marco, il festival troverà sede lì dove è nato, al Teatro di Villazzano per intuizione di Gianni Corradini. Allora come adesso i registi, 8 quelli scelti quest’anno su una rosa di 200 iscritti, dovranno mettere in scena in appena 15 minuti un estratto di un testo teatrale. La loro
bravura sarà quella di condensare in pochissimo tempo La Locandiera di Goldoni, il drammaturgo scelto anche nella prima edizione. I registi provengono da 4 Paesi diversi, Italia, India, Stati Uniti e Iran, perchè il teatro ha il potere di unire, 24 infine gli attori che reciteranno nelle serate finali del festival il 23 e 24 novembre prossimi.

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